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20/04/2020

D'amore, di Atletico e di altre sciocchezze

La terza puntata di "Veniam da San Lorenzo per scrivere la storia", la nuova rubrica di storia sull'Atletico e dintorni. Dopo le prime puntate sulla nascita del progetto, oggi proponiamo il racconto di una delle prime trasferte e dell'atmosfera che si respirava in quartiere.

 

(vai alla prima puntata per cominciare la lettura dall'inizio)

 

D'amore, di Atletico e di altre sciocchezze

di Daniele Minnetti

 

Virginia Woolf diceva che ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro imparato a memoria e di cui gli altri possono solo leggere il titolo. Ecco quando le sfogli queste pagine, soprattutto in un momento come questo dove la “cattività” ti costringere a fare i conti, più che in altri periodi, con un pezzo di te, allora inevitabilmente un pensiero, per quelli come il sottoscritto, non può che orientarsi anche in direzione di questa fantastica favola chiamata Atletico San Lorenzo.

La storia che vi voglio raccontare io, non parte dall’inizio ma del resto, come si dice: i ricordi non sono altro che una nostra interpretazione, non rappresentano necessariamente la realtà nella sua complessità e anzi spesso quello che si ricorda sono le cose ai più irrilevanti. Era l’11 novembre 2013, una di quelle perfette domeniche autunnali che si verificano frequentemente a Roma e nel suo hinterland e l’Atletico si preparava ad affrontare una trasferta insidiosa in quel di Marcellina.

Dopo le prime partite incoraggianti che avevano fatto registrare due vittorie, ottenute più che altro sulle ali del grande entusiasmo per la nascita del progetto (qui il racconto delle prime due vittorie), la squadra di Mister Rusignuolo cominciava a mostrare qualche limite tecnico e caratteriale, ma probabilmente soprattutto di amalgama. Arrivarono le prime sconfitte, che tuttavia però non sembravano fermare l’eccitazione nel quartiere. L’infrasettimanale era condito dalle famose “conferenze stampa” in cui si potevano ascoltare le raccomandazioni del presidente e le promesse dei giocatori di onorare la maglia per tutti i 90 minuti. Da Via dei Volsci fino a Piazza dei Sanniti, passando per Via degli Etruschi, era tutto un rumoreggiare continuo di discussioni, consigli tecnici, schemi da attuare e strategie da mettere in campo. Come si sa gli italiani sono un popolo di poeti, santi, navigatori, ma soprattutto allenatori! Ed i sanlorenzini sicuramente non volevano essere da meno!

Le serate finivano inevitabilmente al Sally Brown dove, dopo numerose pinte di birra, si provavano i cori da fare alle partite. Un po’ tutti si dilettavano nel proporre nuovi testi e motivetti, la maggior parte dei quali venivano irrimediabilmente bocciati all’unanimità. Ma ce n’era sempre uno che invece sbocciava come un fiore nel cemento e diventava il tormentone fino a quando non prendeva piede il coro successivo. In quella settimana era il turno del “Non sarà una diffida” inventato proprio da me, e che, tra un Borghetti e l’altro, veniva cantato a ripetizione (per la gioia di Mariano e degli altri avventori) e spesso proposto anche in succose e goliardiche variazioni come quella del “Non sarà un verbale” (il cui testo integrale non è il caso di diffondere).

(il coro cantato al Sally Brown con nuovi tentativi di imporre il giallo-rosso-blu…)

Alla trasferta di Marcellina, insomma, arrivammo con questo spirito. L’appuntamento per la tifoseria era, come al solito in queste occasioni, insieme alla squadra in quel del Bar Marani. Luogo magico, fuori dal tempo, uno dei pochi che aveva ed ha resistito al tentativo violento di ristrutturazione che ha caratterizzato quasi tutto il quartiere. Il Bar Marani per chi conosce San Lorenzo è un luogo sacro dove ci entri in punta dei piedi e ne esci innamorato (ho capito sto andando fuori tema, è inutile che sghignazzate ma per me invece è la stessa storia, ecco). Comunque, “si era detto otto e mezzo puntuali al bar, però lo sapevamo già, che tra una cazzata e l'altra…” Si proprio così, l’appuntamento per i tifosi era, come di consueto, prestissimo ma non si riusciva a partire mai prima di due ore. Io mi ostinavo ad arrivare, pur sforzandomi, con massimo un quarto d’ora di ritardo. Morale della favola, dopo il secondo caffè ero “costretto” per ingannare il tempo ad ordinare un paio di birre (rigorosamente Peroni da 66cl) ogni 30 minuti. Quindi, facendo un rapido conto, due ore di ritardo, due birre ogni 30 minuti, insomma si andava dove ci portava il cuore ma anche un po’ dove ci portava l’alcol, ecco.

Di quella trasferta mi ricordo poco altro. Mi ricordo che all’arrivo a Marcellina trovammo ad attenderci, con nostro sommo stupore, Enrico il macellaro e Fragoletta, due grandi sanlorenzini che seguivano sempre la squadra anche in trasferta. In particolare Fragoletta era arrivato al campo vestito da cacciatore e, soprattutto, con il fucile ancora in spalla reduce dalle sue battute di caccia della domenica mattina. Non certo un bel bigliettino da visita per la tifoseria locale che si vedeva arrivare questa manica di "disturbati mentali" accompagnati da un signore di mezz’età praticamente armato. Mi ricordo la grande soddisfazione per il fatto che il mio coro “Non sarà una diffida” diventasse colonna sonora di quella e di tante altre giornate (unico tentativo andato a buon fine in sette anni, maledetti!).

Mi ricordo che perdemmo 3-1. E mi ricordo che a fine partita si organizzò una goliardica contestazione al povero mister con un ingeneroso “Rusignuolo mettite a parrucca!”. Mi ricordo i cori al “presidente sempre presente” e l’inossidabile “Greco vattene” che probabilmente venne cantato per la prima volta proprio in quella trasferta. Mi ricordo il post partita con uno di quei pranzi lunghissimi quasi interminabili.

(scene della goliardica contestazione a fine partita)

Beh tutto qui? E poi? Per me l’Atletico, per tanto tempo, come va molto in voga dire oggi, è stato sta robba qua: un susseguirsi di risa, di giornate alcoliche, di cori sconvenienti, di riunioni infinite, come al solito per non decidere quasi nulla, di scazzi, di pranzi post trasferta, di pomeriggi passati al mio negozio di giocattoli preferiti dove compravamo quantità sproporzionate di torce e fumoni, alla faccia dell’austerity. Di feste in Piazza dell’Immacolata, di tentativi goffi di occupazione… Che non è niente ma sono sicuro che a chi, come me questa storia l’ha vissuta da protagonista, quantomeno strapperà un sorriso.

Il grande sogno dell’Atletico continua…

(continua, vai alla quarta puntata o scorri le immagini)

 

Qualche immagine dell'atmosfera infrasettimanale in quartiere e della trasferta a Marcellina

 

01 b Volsci rossoblu 

(Via dei Volsci colorata di rossoblu)

 

(la conferenza stampa infrasettimanale con l'analisi del Duka, le raccomandazioni del Presidente e le promesse dei calciatori)

 

01 c banchetto atletico

(il banchetto atletico con i volantini e i libri ad un'iniziativa alla Sapienza)

  

(a San Lorenzo sono tutti allenatori, ma lui lo è per davvero...)

 

02 il ritrovo

(appuntamento della squadra per la partenza all'angolo atletico)

 

03 arriva Pozzo

(arriva la Pozzo mobile, si può partire...)

 

04 look Fragoletta

(il look di Fragoletta per le trasferte)

 

05 squadre centrocampo

(le squadre ferme a centrocampo...)

 

06 fumogenata inizio

(...sulle gradinate scoppia l'inferno)

  

07 fallo laterale

(scene dal campo di gioco)

 

(dalla panchina si osservano i tifosi che nonostante la pioggia continuano imperterriti a cantare il coro della settimana)

 

09 Enrico Fragoletta

(Fragoletta con Enrico il macellaro in tribuna a Marcellina)

 

11 pranzo postpartita

(il Presidente sempre presente)

  

(la partita è finita, abbiam perso ma è come se avessimo vinto...)

 

10 Presidente

(il pranzo post partita, clicca qui per vedere l'album fotografico completo della giornata) 

 

(continua, vai alla quarta puntata)

 

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