“Un anno è già passato, e siamo ancora qua!”
Il 26 novembre 2016 una marea inondava le strade di Roma, una marea di donne e di uomini uniti nella rivendicazione antisessista di un mondo privo di ogni tipologia di violenza di genere, partendo da quei tarli che sono il pregiudizio e lo stereotipo, che scavando nelle menti giungono sino alla violenza più estrema, al femminicidio che priva il mondo e la società di tante, di troppe, di noi.
Eravamo tra quelle donne e quegli uomini per ribadire e testimoniare il nostro impegno quotidiano nell’abbattimento delle barriere di genere all’interno del mondo dello sport: viviamo campetti, palazzetti, strade, piazze in cui siamo stanche di essere trattate come oggetti del desiderio, come corpi inanimati, come vittime designate.
Non è uno sport a misura di donna quello che vede ancora disparità di considerazione e di trattamento, nell’opinione pubblica come nella distribuzione di fondi, tra componenti maschili e femminili, non è uno sport a misura di donna quello che non ne garantisce i diritti alla maternità, non è uno sport a misura di donna quello che si caratterizza per prevaricazione, aggressività, sopraffazione, con gradi di machismo iperbolici.
E’ un altro sport quello che proviamo a costruire ogni giorno, un veicolo che contribuisca a mettere in moto un cambiamento epocale, culturale, sociale e politico della società, proponendo uno sport libero da discriminazioni, sessismo e omo-lesbo-transfobia.
Anche il 25 novembre, come un anno fa, saremo a testimoniare l’ “attitudine antisessista” che ci contraddistingue, quell’antisessismo che portiamo in ogni occasione come una seconda maglia sotto quella a tinte rossoblù che vestiamo nei campionati e negli allenamenti, una maglia ulteriore di cui andiamo fiere ed orgogliose.