L'Atletico San Lorenzo, nel corso dei suoi ormai sette anni di vita, ha visto crescere vistosamente, accanto al numero di squadre iscritte ai vari campionati, anche il numero, e la qualità, del personale tecnico che quotidianamente allena giocatori e giocatrici rossoblu. Con la rubrica "L'osteria del pallone" diamo loro la parola: ci racconteranno le loro esperienze sportive, in campo e in panchina, i loro credo calcistici, cestistici e pallavolistici, le partite più belle che hanno disputato difendendo i nostri colori.
Oggi è il turno di Marco Pesolillo, già giocatore della squadra di calcio a 11 maschile rossoblu e attuale mister della nostra Under 15. A lui la parola.
Ciao Marco, raccontaci la tua biografia sportiva, da calciatore/cestista/pallavolista e da mister/coach.
La mia carriera calcistica inizia a 4 anni, quando mio padre allenava una squadra di calcetto e nel suo stesso orario si allenavano i bambini. Così feci due anni di calcio a 5 all’A.R.C.A. di cui non ricordo nulla se non una finale a Chieti, in cui segnai due gol, che vincemmo 4 a 2. Poi mio padre cambiò squadra, così tornai a passare i pomeriggi all’oratorio a giocare col pallone o con qualsiasi cosa rotolasse o, quantomeno, potesse spostarsi con un calcio. All'età di otto anni sono andato alla Scuola calcio del San Lorenzo in via dei Gordiani, un mondo nuovo per me, dove mi sono immerso con grande entusiasmo ed ho capito che ero veramente innamorato di questo sport. Chiaramente essendo molto piccolo non ricordo grandi episodi di quegli anni, ma ancora oggi nutro stima per due mister, Giorgetti e Zolla, che mi hanno educato anche dal punto di vista umano, oltre che dato quei consigli che ancora alla fine della mia carriera ricordavo prima di ogni partita. Dopo cinque anni, ho deciso di cambiare squadra e sono andato all'Alessandrino dove ho giocato per otto stagioni ed ogni stagione mi ha dato tanto. Abbiamo vinto diversi campionati nelle giovanili, abbiamo fatto le finali di categoria, ma, soprattutto, ogni anno eravamo un grande gruppo e questo ha creato un qualcosa che resta nel tempo; persone con cui ancora oggi ho contatto e con cui condivido ricordi preziosi. Qui ho giocato dalla Terza categoria alla Promozione che è la categoria più alta della mia umile carriera. Poi sono andato in diverse squadre tra prima e seconda categoria: Real Pietralata, Vis Roma Nova, Lamaro Cinecittà, Atletico Roma Sud e Real Centocelle. A Centocelle ho trovato un gran bel gruppo e questo ha fatto sì che rimanessi lì per quattro anni dove non abbiamo mai lottato per il titolo, ma ci siamo divertiti tanto. Poi mister Marfurt, che già mi aveva allenato a Lamaro e all’Atletico Roma Sud, mi ha messo a conoscenza dell'Atletico San Lorenzo, col quale era appena salito in Prima categoria e non ho esitato un attimo a raggiungerlo. Al di là dei bei ricordi che ho, legati a questo sport, vissuti da ragazzo, l’emozione più grande è giunta alla prima partita della stagione con l’Atletico San Lorenzo. Ricordo benissimo gli spalti che scoppiavano di rosso e blu. Fumogeni, striscioni, donne, uomini e bambini allegri che inneggiavano cori dall’inizio a dopo il novantesimo: una curva sensazionale. Sicuramente un’atmosfera insolita per una partita di dilettanti. Purtroppo per esigenze lavorative ho dovuto cambiare squadra dopo pochi mesi, ma all’Atletico San Lorenzo sono tornato dopo un anno e mezzo come allenatore dicendo fine alla mia carriera da giocatore dopo ventitré stagioni.
Qual è il mister del calcio mainstream (del presente o del passato) a cui ti ispiri? Perché?
Tra gli allenatori non ne vedo uno su tutti. Ognuno ha le sue qualità, i suoi punti deboli. Non posso dire di non essere affascinato dalla follia offensiva di Cruijff che è quella che nel calcio di oggi è stata rimodellata da Guardiola. Anche se parliamo di un gioco completamente diverso vorrei avere le capacità di Mourinho nel formare un gruppo coeso, indistruttibile e invincibile. Ma io penso che il calcio Italiano sia il più affascinante di tutti, e questo è a causa della tattica. Solo negli ultimi anni abbiamo avuto diversi esempi. Sono affascinato dalla difesa di Capello e Conte, ma caratterialmente sono tra gli allenatori che apprezzo meno. E’ coraggioso il calcio in verticale e la continua ricerca della profondità che è nell’idea di Zeman, come è poetico il gioco dell’Empoli e del Napoli di Sarri per il continuo cercare un triangolo stando sempre in movimento. Nonostante tutto questo non posso dire che mi ispiri ad uno di loro, io cerco di prendere appunti e imparare.
Qual è il giocatore più forte con cui hai mai giocato? L'avversario più ostico da affrontare?
Da ragazzo ho giocato spesso contro grandi squadre, quindi mi è capitato di giocare contro chi poi sarebbe arrivato ad altissimi livelli. Principalmente due giocatori mi stupirono in una partita che giocai contro la Lazio: de Silvestri e Russotto. De Silvestri aveva due quadricipiti impressionati, una muscolatura pazzesca e un’ottima tecnica. Ha fatto su e giù per la fascia per novanta minuti senza fermarsi mai e senza sbagliare un appoggio o un cross. Russotto tecnicamente era fortissimo; con uno stop poteva passare tranquillamente in mezzo a due avversari, e aveva una capacità di calciare il pallone strabiliante. Sembrava dovesse diventare il futuro 10 della nazionale, ma nel calcio dei grandi non ha fatto la differenza come faceva nelle giovanili. Ha avuto la grande chance a Napoli ma non ha convinto. Entrambi comunque erano imprendibili anche se per motivi diversi. Per quanto riguarda i miei compagni ho giocato con tante persone forti che citarne anche solo cinque o sei ne escluderebbe almeno dieci dello stesso livello. Posso dire di aver giocato con gente che ha anche vestito maglie blasonate, ma la domenica non faceva la differenza tra i dilettanti, come ho giocato anche con chi, superati i 40 anni senza aver mai fatto la serie A o la serie B, in campo faceva ancora la sua porca figura.
Cosa ne pensi della federazione a cui è affiliata la tua squadra (Lnd)? Ritieni adeguati i provvedimenti di ciascuna federazione a sostegno delle squadre iscritte? Cosa cambieresti e cosa pensi debba fare una squadra di calcio popolare all'interno delle federazioni?
Non sono molto addentrato in questo argomento, quello che posso dire per esperienza personale è che la Lnd spesso tira fuori dal cilindro numeri divertenti. Come quest'anno: nel campionato dei Giovanissimi Under 15 provinciali da me allenati avevamo quattro squadre in provincia di Rieti e altre sparse tutte fuori Roma. Chiaramente dopo aver reclamato ci hanno assegnato un altro girone. Questa è una cosa che mi è capitata anche da giocatore un paio di volte, tutt’ora mi chiedo come sia possibile. Per quanto riguarda il cambiamento io credo che le squadre popolari stiano dimostrando di poter esistere e resistere in questo ambiente, ed è già una novità se si guarda, ad esempio, al calcio in cui sono cresciuto io da ragazzo negli anni ’90. Se vogliamo lanciare ancora più forte il nostro messaggio il nostro prossimo obiettivo deve essere quello di renderci più competitivi in tutte le categorie, in modo da amplificare la nostra cassa di risonanza ed avere più considerazione all’interno della Lega.
Veniamo alla tua esperienza da allenatore alla guida dell'Atletico San Lorenzo: la pandemia globale in corso ha bloccato la stagione a poco più di due terzi del suo regolare svolgimento: rispetto alle premesse di inizio anno come giudichi il campionato fatto dai tuoi ragazzi?
Per me è stata un’esperienza importante e significativa. Ero alla mia prima stagione da allenatore e ho visto evolvere i ragazzi sotto i miei occhi. E’ una sensazione fantastica. Il gruppo è cresciuto sotto ogni aspetto: tecnico, tattico, umano e comportamentale. Va dato loro il merito di non aver mai mollato. Abbiamo fatto un campionato per cui sicuramente non eravamo pronti e inizialmente non è stato facile, ma devo dire che siamo migliorati di partita in partita. Ci dispiace non aver avuto la possibilità di toglierci qualche soddisfazione nel girone di ritorno, dove avevamo raggiunto il livello per battere alcune squadre con cui abbiamo perso all’andata. Sono contento dell’armonia che si è creata, tant’è che durante questa pandemia stiamo rimanendo in contatto e ci alleniamo in videochiamata dal lunedì al venerdì. Un anno che ricorderò sempre con piacere.
Quale partita da mister ti è rimasta maggiormente impressa? Quale sfida rigiocheresti per ribaltare il risultato maturato allora?
La partita che mi ha lasciato più di ogni altra l'amaro in bocca è stata Francesca Cabrini vs Atletico San Lorenzo. Una partita contro una squadra rivale. Aumentavano l’astio i loro tifosi sugli spalti, che hanno gridato tutto il tempo contro l'arbitra, una ragazza alla sua prima direzione. Noi non siamo riusciti a segnare nonostante le tantissime palle gol avute e, ad un certo punto, il nostro capitano sfila il pallone all'avversario senza neanche lontanamente toccarlo, l'arbitro fischia il rigore. Uno a zero per loro. Mancavano cinque minuti e comunque abbiamo avuto altre tre palle gol clamorose, ma una è uscita di poco, una l'ha parata il portiere e l'altra è stata fermata da un giocatore col corpo prima che entrasse. A fine partita l'arbitro piangente mi chiedeva scusa e io le dicevo di non preoccuparsi e che la prossima volta sarebbe andata meglio, ma in realtà bruciava quella sconfitta per come e dove era arrivata. Sicuramente è la partita che più di ogni altra vorrei rigiocare.
Quale metodologia d'allenamento ti è più cara? Quale ritieni maggiormente efficace?
Io credo che bisogna bilanciare l'allenamento tra parte atletica, tattica e tecnica, non credo che una di queste debba prevalere sulle altre. Se corri, ma non sai che fare col pallone, non vai da nessuna parte, così come se sai toccare il pallone, ma arrivi sempre secondo. L'allenamento che faccio è in base a quello che serve alla squadra in quel momento, per quanto riesco a leggere in base alla partita passata e alle relative lacune da colmare. Mi piace accomunare tattica e tecnica, magari con un rondo 4vs1 o 7vs2 oppure cerco di riproporre le situazioni di gioco in un campo ristretto e con delle regole (sul possesso, con le sponde, con i jolly). Esercitazioni che si fanno da sempre e che oggi vengono identificate come Small Side Game. Ad ogni allenamento, comunque, cerco di lasciare sempre uno spazio di venti minuti per la partitella finale; perché è il modo migliore per allenarsi e anche se i ragazzi sono stanchi danno tutto e ricominciano a correre come se fossero appena arrivati.
La tua federazione ha già decretato la sospensione dei campionati. Come ritieni si debba ripartire l'anno prossimo?
Egoisticamente spero di poter tornare il prima possibile sul campo con i miei ragazzi, anche se, quando, ancora non si sa. Dato che, come sembra, in serie A potranno giocare a porte chiuse già tra poche settimane, confido nel fatto che ciò avverrà presto. Ne fanno un problema di tifosi, ma i giocatori che stanno a contatto sudati? Che si abbracciano e si spingono sui calci d’angolo? O che si marcano stretti? Credo che neanche la Lega sappia come rispondere a questi interrogativi e aspettano, secondo me, di avere qualche nozione medica in più. Così anche io mi preservo bene dal dare soluzioni scientificamente infondate e aspetto speranzoso che per l’inizio della prossima stagione non ci siano ritardi.
Per finire un augurio che ti senti di fare ai tuoi ragazzi/alle tue ragazze in vista della prossima stagione.
Ai miei ragazzi auguro innanzitutto di poter tornare a calcare il campo e giocare a calcio il più presto possibile. Auguro loro di continuare a crescere e a migliorarsi come sono cresciuti e migliorati in questa stagione. Gli auguro di avere la voglia di tornare e formare un gruppo ancora più unito e gli auguro, facendolo anche a me, di tornare a divertirci tutti insieme.