L'undicesima puntata di "Veniam da San Lorenzo per scrivere la storia”, la nuova rubrica di storia sull'Atletico e dintorni. Oggi è il turno della mitica trasferta in pullman a Jenne raccontata dalla penna graffiante e ironica di Marco Ki.
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Ma oggi a Jenne morirà.
di Marco Ki Acciari
♩♫ ♩"Marcokichacinquantanni ed ancora non lo sa, lui si sente adolescente ma oggi a Jenne morirà" ♩♫♩
Jenne. Non so nemmeno se esiste davvero un posto chiamato così, ancora sono convinto di essere andato sulle Ande, non in Ciociaria. Allora era la trasferta più lontana della storia pur breve dell'Atletico San Lorenzo e credo che detenga ancora il record. Quindi che fai, ti lasci sfuggire l'occasione? Corcazzo, fai il pullman.
Squadra, dirigenti, tifosi e una troupe cinematografica francese che girava un documentario. Ah, anche un cane e un bambino che avevano lo stesso nome. Partenza la mattina alle sette da Piazzale del Verano. In diversi ci arrivammo dopo forse un'ora di svenimento sui divani del Cinema Palazzo, che eravamo stati a una festa a Strike dove Mirkione metteva la musica, era sabato di carnevale. Mirkione era mascherato da Freddy Mercury vestito da donna come in quel video indove i Queen - sempre limortacciloro - facevano le casalinghe. Mirkione avrebbe pure esordito nell'Atletico quel giorno, che Jaco come al solito avrebbe mostrato la sua coredelattità chiedendo il cambio dopo un par de conati di vomito sulla fascia. Del resto non si è mai visto un cigno a quelle latitudini. Ma tutto questo ancora non lo sapevamo.
Si parte e dopo poco tempo di strada normale cominciamo a salire, prima in maniera dolce, poi via via le curve diventavano sempre più strette e il dislivello tra l'una e l'altra si faceva impegnativo. Pantani sarebbe sceso dalla bici, il pullman sudava. Ore di attraversamento della Cordigliera Andina, superando orridi strapiombi dove giacciono carcasse di auto, camion e pullman precipitati. La sensazione di essere non già in un normale mezzo di locomozione su una strada provinciale, bensì un bolo digerito in transito tra diverticoli e anse intestinali.
A un certo punto la neve. Dal brusio di stupore spicca una voce "Amo'! Hai visto ndo t'ho portato?". Era Albertino che travolto dal romanticismo si rivolgeva a Chicca, credo che Lorenzo sia stato concepito in quel momento. E proprio poco dopo quel coro, quello dei cinquant'anni, che me fece rosicà ma che adesso che ne so' passati altri cinque me mette nostalgia.
Una volta evacuati in quel di Jenne ci dirigiamo, squadra e giocatori verso il ristorante accanto al campo. Pozzo si era occupato della prenotazione, ed infatti sembrava che non si aspettassero di vedersi arrivare gente a pranzo. O meglio, sapevano del nostro arrivo, avevamo pure concordato menù e prezzo, eppure sembravano sinceramente stupiti che degli avventori di un servizio di ristorazione desiderassero mangiare. Proprio una cosa inaudita. Per non parlare del bere. Vabbe', superiamo anche questa prova e ci dirigiamo sugli spalti.
(la tifoseria atletica sugli spalti di Jenne in attesa dell'inizio della partita)
Almeno il posto era proprio accanto al campo, unica costruzione assieme agli spogliatoi su una sorta di piccolo altopiano circondato da creste montuose. Si faticava a incamerare ossigeno nella maniera corretta, lassù intorno ai seimila metri. Il campo aveva una tribuna metallica e tra la tribuna e il campo passava una strada asfaltata, che scoprimmo essere utilizzata dagli autoctoni come fosse una specie di drive-in. Si parcheggiavano col muso verso la recinzione e rimanevano dentro a vedere la partita, alcuni col motore acceso.
Poi vabbè partita. Purtroppo devono essere comparsi i mostri di Lansdale, quantomeno nella testa di Jaco che a metà del primo tempo si è accasciato al suolo per mai più riprendersi. E dire che aveva rinunciato anche alla serata trash di Mirkione per essere in forma. E quando il fato si mette di traverso... è stato proprio Mirkione, entrato negli spogliatoi ancora vestito da Freddie Mercury a sostituire il cigno sanlorenzino. Ma intanto eravamo passati in vantaggio grazie all'idolo della curva Giannetto, curva che nel mentre erigeva una torre di Babele di vuoti di bottiglie di birra.
Il secondo tempo ricominciava mentre la gran parte dei tifosi era a picchettare l'ingresso del ristorante nell'improbabile tentativo di ricevere superalcolici in recipienti con capacità superiore ad un ditale dalla gentilissima e generosissima proprietaria. Durante la ripresa di cui avremmo fatto volentieri a meno rimanevamo in dieci e i padroni di casa riuscivano ad impattare. Uno squallido uno a uno contro gli ultimi in classifica con un freddo miserabile e la signora del ristorante davvero troppo parca nel rifornirci di cicchetti.
L'unica cosa bella lo show del vicepresidente Mariano contro i suoi stessi tifosi col lancio del telefonino durante l'intervallo (motivo dello sbrocco: le vicissitudini del concomitante derby di Calabria tra Catanzaro e Cosenza, ndr).
Insomma, una vera partita dell'Atletico San Lorenzo, finita in un tutti contro tutti a palle di neve. Poi il mesto ritorno a casa, con sosta in autogrill dove abbiamo ripareggiato la bilancia dei pagamenti dopo le sventure dovute alla ristoratrice jennese e sbrocco finale di Greco con Taha (che comunque non è venuto) per colpa di Gigino. Migliori in campo e fuori i due Yuri.
Niente, a Jenne non ci sono morto nonostante i cori, però grazie del pensiero.
(continua, vai alla dodicesima puntata o scorri le immagini)
Qualche immagine della mitica trasferta a Jenne
(la locandina della trasferta in pullman)
(il Presidente e il Cigno al Cinema prendono le prenotazioni per la trasferta)
(reperto storico: la lista dei partecipanti alla trasferta in pullman)
(l'appuntamento mattutino post-after al Verano, si intravede il Freddie Mercury de noantri)
(facce assonnate e pugni chiusi)
(Felix, il paroliere del coro dei "cinquant'anni" e di altre amenità)
(una fermata del nostro pullman sulla "Cordigliera Andina" del Lazio)
(l'arrivo sui monti di Heidi, anzi no al campo di gioco)
(la squadra atletica al ristorante per il pranzo pre-partita)
(sulla tribunetta in attesa delle squadre in campo)
(in campo tra le montagne)
(iniziano i cori intervallati da suoni onomatopeici e missioni al bar)
(scene di tifo atletico)
(rimbombano i cori sulla tribunetta mentre passano le macchine dirette al drive-in...)
(avanti fate largo al tifo popolare)
(insulti e contumecie tra i calabri dopo l'invasione di Mariano "Canà")
(scenette da derby tra i cugini di Calabria)
(continua, vai alla dodicesima puntata)