La decima puntata di "Veniam da San Lorenzo per scrivere la storia”, la nuova rubrica di storia sull'Atletico e dintorni. Un viaggio nel periodo a cavallo tra la prima e la seconda stagione attraverso i ricordi confusi di Pozzo corroborati da un resoconto sportivo di Greco.
(vai alla prima puntata per cominciare la lettura dall'inizio)
Scende la pioggia su di me, mi bagno e tifo San Lorenzo.
di Marco Pizzuti
Sette anni non sono pochi (è vero, nemmeno tantissimi), soprattutto se vissuti alla nostra velocità, ed i ricordi sono tanti, si accavallano confusi uno con l’altro, come dei punti, che se li unisci esce fuori l’Atletico San Lorenzo. Mettere tutto insieme è veramente complicato, cerco quindi ci concentrarmi sul calcio maschile e sui ricordi a cavallo tra il primo e il secondo anno, ricordi soprattutto di spalti e di trasferte, e comunque la cosa non è semplice.
La mitica tribuna del Campo Artiglio, prima casa del tifo atletico, la coreografia “sbagliata” per il derby autoproclamato con il Portonaccio, l’alzacori di 5 e poi di 6 anni, le Moretti ed i Borghetti a profusione. Quella sensazione di andare alla partita ed incontrare la tribù, tra mille contraddizioni ma in campo sempre compatta.
(i cori al Campo Artiglio lanciati dall'alzacori di 6 anni)
Le after/colazioni al Bar Marani, tutti con le facce smostrate ed una logica preoccupazione di non arrivare al pranzo. Le trasferte… la prima col botto a Gerano, a quelle sempre belle a Mandela a tifare sotto la chiesa sconsacrata, Casale Rocchi ed il megafono che lancia “lalalalalalalalala”, San Basilio e la partita della storia (qui il racconto), Riofreddo e la sagra della castagna, Colli Aniene ed il disturbatore molesto, “gne gne gne gne gne gne tutti a Ienne (nulla sarebbe poi rimasto come prima), Lunghezza e il “faccio piscià sangre”, Tivoli ed il pranzo al Brikke, Paliano, Colleferro, San Cesareo, ecc. ecc. ecc.
Uno dei momenti che più mi resta impresso però è un altro: inizio del secondo anno mi pare (confermato, ndr). Un Atletico in crisi va ad affrontare la prima in classifica, la Libertas Portonaccio, che quell’anno gioca in un grosso centro sportivo verso Bufalotta. Alla fine del primo tempo, su un’ampia gradinata scoperta e nel giro di due secondi, inizia scendere giù l’acqua che non scendeva da un anno. Pioveva da tutte le parti, da sopra, da sotto, di lato. La tribuna, enorme, si svuota completamente e rimaniamo in quattro scemi con le torce accese a continuare a cantare perché la squadra ha bisogno di noi.
E noi stiamo li per loro, noi siamo loro perché insieme siamo l’Atletico San Lorenzo e Febbre a 90° ce lo siamo visto tutti. La partita la vinciamo 5-2 mi pare (in realtà vinciamo 3-0 ma poco importa, ndr). Ogni gol è un tuffo in piscina e logicamente la nostra voce non si è mai sentita tanta era la pioggia.
Ma la razionalità non fa per noi, nOi! siamo l’Atletico San Lorenzo.
Excursus storico-sportivo a cavallo delle prime due stagioni.
di Andrea Greco
La partita sotto la pioggia col Libertas Portonaccio del racconto di Pozzo si gioca il 16 novembre 2014 per la settima giornata del campionato di Seconda Categoria 2014/2015. L’Atletico San Lorenzo, infatti, ha concluso la storica prima stagione della sua storia al settimo posto del proprio girone di Terza Categoria e ci apprestiamo a vivere un nuovo campionato nella stessa serie con immutato entusiasmo. Nel bel mezzo del mese di agosto, però, ci arriva una telefonata direttamente da Melchiorre Zarelli, presidente del Comitato Regionale Lazio, che ci dice che in Seconda Categoria si sono liberati dei posti e ci propone di passare di categoria, spendendo anche parole di elogio per il nostro modello di calcio popolare.
Per una pura combinazione la telefonata arriva quando ben quattro componenti del primo consiglio direttivo dell’Atletico quel giorno si trovano sulla spiaggia della stessa località di mare in Calabria, a Fiumefreddo Bruzio. Ci prendiamo, naturalmente, un po’ di tempo per decidere e pensiamo, come prima cosa, di comunicare la proposta al mister e agli altri dirigenti, chiedendo di non diffondere la voce in quartiere prima di poter fare la scelta finale. Certamente ci piacerebbe vincere il campionato sul campo piuttosto che essere ripescati e non siamo convintissimi di accettare. Fatto sta che, invece, dopo pochi minuti cominciano ad arrivare chiamate a raffica da San Lorenzo e dintorni. La preghiera di non diffondere la notizia è chiaramente passata in cavalleria, e il quartiere è già tutto in ebollizione. Ci dicono di gente che urla “siamo in seconda, siamo in seconda” e di altri che quasi si organizzano per fare la sfilata. A quel punto la decisione viene quasi imposta dall’entusiasmo e decidiamo di accettare il ripescaggio. Probabilmente, col senno di poi, e con una maggiore consapevolezza dei propri mezzi e del tipo di progetto che stavamo portando avanti, non avremmo dovuto accettare quella proposta ma anche questa volta ci lasciamo trascinare dall’entusiasmo.
L’Atletico San Lorenzo è in Seconda Categoria dopo appena un anno di vita e il quartiere è di nuovo tutto un fermento come nell’estate precedente (vedi qui il racconto). La cosa trascina anche la campagna di azionariato popolare che riparte alla grande e raggiunge quasi i numeri della prima incredibile stagione. Arriva anche qualche nuovo giocatore, tra cui Sergione Cortini, Julien dalla Francia con il suo curriculum e il biondo Antonio subito rinominato “Biglia”, ma soprattutto Alberto Caci.
Albertone fa parte del nostro giro, ma non ha vestito la maglia dell’Atletico nella prima stagione in Terza Categoria. E’ infatti un calciatore di altri livelli, con una lunga carriera che l’ha portato a giocare fino all’Eccellenza. Ma durante quell’estate, grazie anche al “pressing” di Mariano, si convince a venire a difendere i colori del calcio popolare di San Lorenzo. Sarà uno delle colonne della nostra squadra, in campo e fuori. Senza dubbio il giocatore più forte che ha militato nella nostra squadra, e anche uno dei più prolifici marcatori, malgrado il suo ruolo di centrale difensivo (con una piccola parentesi anche da attaccante). Sarà il nostro capitano per quattro stagioni e appenderà le scarpette al chiodo con la maglia dell’Atletico San Lorenzo, salvo poi ristaccarle per rimettersi in campo durante il campionato di quest'anno (e segnare ancora e ancora). Ne diventerà allenatore-giocatore fino ai giorni nostri.
Tuttavia la stagione comincia col piede sbagliato. Ci sono parecchie incomprensioni nello spogliatoio e Mister Capitani molla prima di iniziare il campionato. Cosicché ci troviamo a pochi giorni dallo storico esordio in Seconda Categoria senza allenatore… Non sappiamo che pesci prendere, abbiamo poco o zero esperienza nella ricerca di figure tecniche, e altrettanta poco o zero conoscenza nel giro del calcio romano e laziale. Diciamo che a quei tempi il nostro “focus” era concentrato più sulle tribune che sugli aspetti relativi al campo di gioco. Per questo ci lasciamo consigliare da qualcuno del quartiere che ci propone il nome di un vecchio allenatore di San Lorenzo, si chiama Maurizio ma è conosciuto da tutti come “il laziale”. Di lui ricordiamo che si presentò alla prima riunione alla Casa della Partecipazione esordendo con la seguente frase: “Buonasera, ho osservato il primo allenamento della squadra e ho visto che manca una cosa importantissima“. Tutti noi ci guardiamo negli occhi pensando a chissà quale pecca tecnica o organizzativa ci voglia sottolineare dall’alto della sua esperienza, e dopo alcuni istanti di grande suspense la sua risposta è: “Manca il secchio e la spugna in panchina, così non si può giocare”. Capiamo che il buon laziale è ben ancorato al calcio degli anni settanta. Il venerdì precedente all’esordio presentiamo la squadra in una delle solite serate in Piazza Immacolata, bagnati da una pioggia che, per qualche momento, ci fa anche pensare di dover rimandare. E’ il solito successo di aggregazione e divertimento, e un po’ tutti pensiamo al classico “squadra bagnata, squadra fortunata”, ma non sarà proprio così.
(la squadra alla presentazione in piazza prima dell'esordio, qui l’album fotografico della serata)
Alla prima partita ne prendiamo ben 5 a Villa Adriana, dove si segnala il saluto romano rivolto alla nostra curva da parte dell’attaccante di casa, mentre noi ci presentiamo con i cartelli con scritto “Nunzio Libero”. All’esordio in casa sulla panchina Mister Maurizio ci chiede di non inserirlo sulla distinta perché preferisce guardare la partita dalla tribuna: “Per capire meglio cosa c’è che non va” ci dice. Ne prendiamo 2 dal Torre Angela. In mezzo c’è il primo punto conquistato nella bolgia di San Basilio (qui il racconto) e un’altra sconfitta in casa ad opera del Jenne, squadra che poi terminerà ultimissima in classifica. Nella successiva trasferta a Riofreddo la parabola del “laziale” si conclude con una scenetta degna de “L’allenatore del pallone”. Arrivati al campo sportivo dopo un lungo viaggio ci chiede in modo insistente e preoccupato se possiamo trovargli dei fazzoletti di carta. Pensiamo che è un’altra delle sue strane idee e che magari vuole preparare gli schemi per la partita sulla carta, e ci mettiamo a cercare dappertutto. Finalmente da sotto il sedile della macchina di un nostro giocatore esce fuori un consunto pacchetto di Kleenex. Glielo consegniamo e lo vediamo correre nella sterpaglia dietro gli spogliatoi. Praticamente il buon laziale aveva un bisogno impellente di “evacuare” e non aveva trovato sul posto né la carta igienica né i bagni.
La settimana successiva, dopo ancora un’altra sconfitta, Mister Maurizio non si presenta nemmeno al campo e ci fa sapere che ha deciso di rassegnare le dimissioni, non sappiamo se per le beghe di spogliatoio o per gli effetti dei “dolores de panza” di Riofreddo. Fatto sta che restiamo nuovamente senza allenatore, al primo campionato di Seconda Categoria e con un solo punto dopo ben cinque giornate. Questa volta decidiamo di non cimentarci in ricerche di allenatori con curriculum e esperienza (ma che poi magari fanno già fatica a capire dove sono e perché), ed affidiamo la squadra a Marco Proietti, per tutti Marcolino. Marcolino è con noi fin dagli inizi, è istruttore di kick boxing della Palestra Popolare, e ha sempre dato una mano alla squadra occupandosi della preparazione atletica. E’ certamente un amante del calcio, anche lui laziale di fede, da giovane ha anche giocato, ma non si è mai cimentato nel ruolo di allenatore. Però è sanlorenzino doc, conosce bene l’ambiente e ha visto nascere e crescere la maggior parte dei calciatori per le vie del quartiere. Inoltre, è una persona sicuramente affidabile e in linea con il progetto di calcio popolare, per cui decidiamo insieme a lui che è giunto il momento di provarci. Questa volta la scelta è più che azzeccata e Mister Marcolino, resterà a lungo sulla panchina rossoblù. Riesce a tirare il meglio dal gruppo giocando anche un buon calcio basato soprattutto sull’agonismo, sulla grinta e sull’attaccamento al progetto.
(la prima vittoria della stagione con Mister Marcolino festeggiato sotto la curva)
Al suo esordio in panca la squadra conquista subito una bella vittoria per 4-1 in casa con il Cineto, che viene festeggiata con i giocatori che lo lanciano in aria sotto la curva, a dimostrare che aveva subito creato il giusto feeling nello spogliatoio. La partita successiva è proprio quella della trasferta a Bufalotta raccontata da Pozzo: sotto una pioggia incessante imponiamo uno 0-3 a domicilio in casa della prima della classe e ci rilanciamo in campionato. Mister Proietti, che mai si era cimentato nel ruolo di tecnico, conclude la stagione con una tranquilla e meritata salvezza, bissando anche l’anno successivo e preparando il viatico a quello che sarà poi lo squadrone guidato da Mister Marfurt all’assalto del cielo (ma quella è un’altra storia che racconteremo più avanti). Ogni volta che lo incontriamo per strada o davanti la sua palestra Marcolino ricorda sempre con grande piacere quelle due stagioni e commenta invariabilmente così: “Per me è stato un onore poter allenare la squadra popolare del mio quartiere”.
(continua, vai all'undicesima puntata o scorri le immagini)
Qualche immagine delle avventure al seguito dell'Atletico
(la "maglia" per la "coreografia sbagliata" del derby)
(una bella clip di Daniele Martinis sul derby autoproclamato col Portonaccio)
(il nostro alzacori c'ha 6 anni)
(a Casale Rocchi col megafono che lancia il "lalalalalalala")
(a Villa Adriana per Nunzio)
(un pranzo post-partita a San Lorenzo)
(al Cinema Palazzo per Stefano Cucchi)
(al Campo Artiglio per Stefano Cucchi)
(foto di gruppo a fine partita a Cerreto Laziale)
(la trasferta di Cerreto raccontata dalle intervistazioni di Bartolo con regia di Gigino)
(sempre a Cerreto Laziale per un classico pranzo tutti insieme)
(grida forte San Lorenzo che paura non ne ha...)
(una fumogenata rossoblu e gialla per Mariano sugli spalti dell'Artiglio)
(a Riofreddo con striscione per Stefano Cucchi)
(foto di gruppo davanti la chiesa sconsacrata di Mandela)
(una tipica esultanza a fine gara al Campo Artiglio, da vedere fino all'ultima scena da ridere...)
(la scena finale ripresa da un'altra angolazione...)
(continua, vai all'undicesima puntata)